✍ Strumento contagocce giapponese per scrittura - Take
Questo raffinato oggetto in ceramica giapponese è un dosatore d’acqua, noto come 水滴 (suiteki), impiegato nella pratica tradizionale dello 書道 (shodō), l’arte calligrafica giapponese. Il suiteki ha un ruolo fondamentale nella preparazione dell’inchiostro: viene utilizzato per versare goccia a goccia l’acqua sulla pietra da inchiostro (硯, suzuri), in modo da sciogliere lentamente il bastoncino di inchiostro solido (墨, sumi), ottenendo così un liquido della giusta consistenza per la scrittura.
Questo esemplare si distingue per la sua forma rettangolare e solida, quasi architettonica, che richiama l’essenzialità e il rigore tipici dell’estetica wabi-sabi. La superficie superiore, smaltata in toni avorio e sabbia, è attraversata da pennellate astratte di blu e oro che sembrano evocare una scena naturale stilizzata: rami di bamboo take mossi dal vento che scorrono in un paesaggio mentale. La bocca per l’uscita dell’acqua è posta al centro, ovale e ben definita, mentre due piccoli fori laterali garantiscono un rilascio controllato del liquido.
La base, lasciata volutamente grezza, rivela l’anima argillosa del pezzo, cotto ad alta temperatura per garantire resistenza e durata. Il contrasto tra la parte superiore smaltata e quella inferiore ruvida crea una tensione visiva che arricchisce l’oggetto di profondità e carattere. Sul fondo si trova impresso il timbro dell’artigiano (印, inkan), segno di autenticità e provenienza.
Il suiteki, in quanto parte integrante del rituale del shodō, non è soltanto uno strumento funzionale ma anche un oggetto contemplativo. La sua presenza sul tavolo del calligrafo contribuisce a creare un’atmosfera raccolta e riflessiva, in cui ogni elemento – dal suono dell’acqua alle tracce del pennello – partecipa a una danza silenziosa e significativa. Un oggetto che coniuga arte, funzione e spiritualità.
Strumento contagocce giapponese per scrittura - Suiteki Take
Descrizione Articolo
- MATERIALE: ceramica composita
- MISURE: 7 x 3,6 x H 2,5 cm
- DATAZIONE: anni '80
- PROVENIENZA: Giappone
- DISPONIBILITA': pezzo unico
L'arte dello Shodo
La calligrafia giapponese (in giapponese 書道, shodō) è una delle più conosciute e ammirate arti tradizionali del Giappone. Shodō significa letteralmente “via della scrittura”, ed è un’arte con una lunga storia alle spalle, praticata ancora oggi nelle scuole, dalle elementari alle università.
I valori alla base dello shodō sono semplicità, bellezza e connessione tra mente e corpo. L’arte della calligrafia giapponese fu introdotta dalla Cina nel 6° secolo. Inizialmente lo stile usato in Giappone era molto simile a quello cinese, poiché i calligrafi copiavano testi e poesie cinesi per imparare questa complicata arte della scrittura.
Durante il periodo Heian (794-1185) ci fu una svolta. Nonostante venissero usati i kanji, caratteri cinesi presi in prestito dalla Cina, in Giappone viene introdotto un nuovo alfabeto, il kana (inizialmente solo hiragana, il katakana verrà creato in seguito). Con questi nuovi caratteri la calligrafia cominciò a trasformarsi in un nuovo stile tutto giapponese.
L’arte shodō è legata alle pratiche del buddismo zen, e influenzata dalle sue idee e i suoi valori. La calligrafia giapponese, infatti, va al di là della semplice scrittura, o delle parole. Il vero segreto alla base dello shodō è l’unione tra mente e anima, e la capacità di scrivere col il cuore, senza il quale nulla avrebbe significato. Il calligrafo ha solo un tentativo per scrivere un carattere, dato che scrivendo il pennello non deve mai staccarsi dal foglio o dalla superficie. Per trasmettere un significato profondo, l’opera deve mostrare emozioni, personalità e passione dell’artista. Secondo la filosofia buddista, infatti, si dice che la via della scrittura sia parte del cammino verso l’illuminazione.
La calligrafia giapponese era praticata inizialmente dai monaci del buddismo zen. Il filosofo Nishida Kitaro diceva che la calligrafia zen si migliora soltanto con la pratica costante. Per scrivere, la mente deve essere libera, solo così i caratteri verranno fuori senza il minimo sforzo. Questa condizione mentale viene definita mushin (無心), che significa proprio “senza pensieri/a cuor leggero”. Quando si pratica la calligrafia bisognerebbe avere la mente “vuota”, libera da congetture o pensieri, per concentrarsi unicamente sul significato delle parole da scrivere.Note:
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