✍ Peso giapponese per scrittura - Bunchin Andon Meji
Questo oggetto è un raffinato peso giapponese in ghisa, utilizzato nella pratica della calligrafia 書道 shodō. La sua funzione principale è quella di mantenere fermo il foglio di carta 和紙 washi durante la stesura dell’inchiostro con il pennello 筆 fude, evitando che il supporto si muova o si increspi al contatto con l’acqua e il pigmento del 墨 sumi.
Questo tipo di accessorio, conosciuto anche come 文鎮 bunchin, è parte integrante degli strumenti fondamentali per chi si dedica all’arte della scrittura giapponese, e unisce praticità ed estetica in un unico manufatto.
Il peso qui rappresentato è stato realizzato come ricordo del celebre santuario di Tokyo, il 明治神宮 Meiji Jingū, uno dei luoghi più sacri e simbolici del Giappone moderno. Sul retro è inciso infatti l’omaggio commemorativo della visita, con la scritta che riporta 参拝記念 sanpai kinen, ossia “ricordo della visita al santuario”.
La forma scelta è quella di una piccola lanterna 行灯 andon, elemento tradizionale che illumina e richiama l’atmosfera dei templi shintoisti e buddhisti. Sulla parte frontale spicca l’emblema del crisantemo, 菊花紋 kikukamon, simbolo della famiglia imperiale giapponese, che conferisce ulteriore solennità e valore culturale all’oggetto.
La ghisa, materiale robusto e resistente, dona al peso una solidità che garantisce stabilità anche durante scritture energiche e veloci, mentre la patina verde che riveste la superficie ricorda le antiche fusioni in bronzo esposte nei templi, evocando un senso di sacralità e continuità con la tradizione. Non è solo un accessorio funzionale, ma anche un piccolo talismano di memoria, un oggetto che collega la pratica personale del calligrafo con lo spirito del luogo da cui proviene.
Usare questo bunchin durante la calligrafia significa non soltanto praticare un’arte raffinata, ma anche richiamare lo spirito del Meiji Jingū, unendo il gesto della mano, la fluidità dell’inchiostro e la stabilità della storia in un unico, armonico incontro tra scrittura e spiritualità.
Peso giapponese per scrittura - Bunchin Andon Meji
Descrizione articolo
- MATERIALE: ghisa
- TECNICA: artigianale
- MISURE: 9,5 x 7 x altezza 1,5 cm. circa
- EPOCA: anni'70
- PROVENIENZA: Giappone
- DISPONIBILITA': pezzo unico
L'arte dello Shodo
L'arte dello Shodo
La calligrafia giapponese (in giapponese 書道, shodō) è una delle più conosciute e ammirate arti tradizionali del Giappone. Shodō significa letteralmente “via della scrittura”, ed è un’arte con una lunga storia alle spalle, praticata ancora oggi nelle scuole, dalle elementari alle università.
I valori alla base dello shodō sono semplicità, bellezza e connessione tra mente e corpo. L’arte della calligrafia giapponese fu introdotta dalla Cina nel 6° secolo. Inizialmente lo stile usato in Giappone era molto simile a quello cinese, poiché i calligrafi copiavano testi e poesie cinesi per imparare questa complicata arte della scrittura.
Durante il periodo Heian (794-1185) ci fu una svolta. Nonostante venissero usati i kanji, caratteri cinesi presi in prestito dalla Cina, in Giappone viene introdotto un nuovo alfabeto, il kana (inizialmente solo hiragana, il katakana verrà creato in seguito). Con questi nuovi caratteri la calligrafia cominciò a trasformarsi in un nuovo stile tutto giapponese.
L’arte shodō è legata alle pratiche del buddismo zen, e influenzata dalle sue idee e i suoi valori. La calligrafia giapponese, infatti, va al di là della semplice scrittura, o delle parole. Il vero segreto alla base dello shodō è l’unione tra mente e anima, e la capacità di scrivere col il cuore, senza il quale nulla avrebbe significato. Il calligrafo ha solo un tentativo per scrivere un carattere, dato che scrivendo il pennello non deve mai staccarsi dal foglio o dalla superficie. Per trasmettere un significato profondo, l’opera deve mostrare emozioni, personalità e passione dell’artista. Secondo la filosofia buddista, infatti, si dice che la via della scrittura sia parte del cammino verso l’illuminazione.
La calligrafia giapponese era praticata inizialmente dai monaci del buddismo zen. Il filosofo Nishida Kitaro diceva che la calligrafia zen si migliora soltanto con la pratica costante. Per scrivere, la mente deve essere libera, solo così i caratteri verranno fuori senza il minimo sforzo. Questa condizione mentale viene definita mushin (無心), che significa proprio “senza pensieri/a cuor leggero”. Quando si pratica la calligrafia bisognerebbe avere la mente “vuota”, libera da congetture o pensieri, per concentrarsi unicamente sul significato delle parole da scrivere.Note:
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