🎎 Cane portafortuna giapponese - Shiba inu Momiji
Simpatico portafortuna giapponese in porcellana composto da composizione autunnale con cane shiba simbolo di fedeltà e amicizia, protettore della famiglia e ramo di foglie di acero momiji.
Simbolo della transitorietà e del cambiamento, proprio a causa delle mutazioni che subisce con il cambio delle stagioni. L'acero rappresenta l'eleganza e la grazia, non stupisce infatti che in numerose poesie di scrittori giapponesi, ma anche in molte raffigurazioni pittoriche, ne sia celebrata la bellezza. L’acero giapponese rappresenta anche la provvisorietà delle cose e della natura, proprio perché in autunno perde le sue foglie formando ai suoi piedi un tappeto multicolore che adorna qualsiasi giardino. Ad ogni modo, l'importanza che viene data a questo albero eguaglia quella data ai ciliegi, particolarmente apprezzati dalla popolazione giapponese.
Facente parte dei portafortuna Maneki Neko (招き猫) diffusissimi nella scultura giapponese, fatti di porcellana, vetro, plastica o ceramica, che si pensa portino fortuna a chi li riceve. Letteralmente Maneki Neko significa “gatto che ti chiama” o “gatto della fortuna” e raffigura un gatto che chiama o saluta con il cenno di una zampa alzata.
Completo di targhettina in legno con scritta Nagoya.
Provenienza Prefettura di Osaka.
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Cane portafortuna giapponese - Shiba inu Momiji
Descrizione Articolo
- MATERIALE: porcellana/carta/plastica
- MISURE: base 10.5 x 6.5 cm x altezza (acero) 12.5 cm circa - cane shiba 5 x 3.5 cm
- CONDIZIONI: nuovo
- PROVENIENZA: Giappone - Nagoya
MANEKINEKO
C’era una volta un tempio, chiamato Tempio di Gotoku, situato in un quartiere povero di Edo(oggi Tokyo). Era un tempio malandato e trascurato; il salone principale era privo di splendore e il suo altare era ridotto a un semplice pezzo di legno.
All’interno di questo decadente edificio un monaco tre volte al giorno, rivolto verso l’altare, pregava col capo rivolto verso terra e recitava preghiere dopo preghiere. Il monaco non aveva mai perso la speranza che quel luogo potesse ritornare all’antico splendore, e pregava di poter trovare fondi a sufficienza per poterlo restaurare.
Una sera mentre il monaco si apprestava a cucinare, notò un gatto seduto all’ingresso. Ebbe pietà dell’animale e divise con lui la sua cena. Quando finirono il gattino miagolò come per volerlo ringraziare e cominciò a fare le fusa. Da quel giorno, ogni sera il gatto tornava dal monaco che divideva con lui la sua cena.
Una sera, abbattuto per le disastrose condizioni del tempio, disse al gatto: “ah se solo fossi un uomo e non un gatto, forse potresti essermi più di aiuto”! Il gatto lo guardò, strofinò la testa e rispose con un dolce “miao”!
Poco dopo si scatenò un violento temporale e in quelle vicinanze un ricco feudatario e i suoi samurai stavano cercando riparo dopo una battaglia a Osaka. Nel bel mezzo della pioggia, Naotaka, il ricco feudatario, vide il gattino che alzava la zampa come se volesse salutarlo; Naotaka lì per lì si stupì nel vedere un gattino stare fuori in mezzo ad una tempesta, così si avvicinò al micio. Mentre si chinava il gatto si allontanò un pò come per intimargli di seguirlo fino a che non lo portò al tempio di Gotoku dove c’era ancora il monaco che si stava riparando.
Il monaco vedendo il feudatario e i suoi uomini gli offrì riparo e un posto vicino al fuoco. Naotaka rimase molto colpito dalla gentilezza del monaco tanto che decise di restaurare quel tempio e farlo diventare il suo tempio di famiglia. Da quel giorno quel luogo prosperò e portò a molti tanta fortuna. Nessuno di loro potè mai dimenticare quella notte: il gatto aveva guidato Naotaka e i suoi uomini verso un rifugio sicuro ed aveva fatto si che venissero esaudite le preghiere del monaco.
Quando alcuni anni dopo il gattino morì, il monaco gli eresse una statua in suo onore che lo raffigurava con la zampa alzata mentre saluta e lo posizionò nel giardino del tempio.














































