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Shichi-Go-San: Il Natale Anticipato

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Nel cuore dell’autunno giapponese, quando l’aria si fa limpida e le foglie di 紅葉 (もみじ, momiji) tingono di rosso e oro i viali dei santuari, il Giappone celebra una delle sue festività più dolci e poetiche: il 七五三 (しちごさん, Shichi-Go-San), letteralmente “sette-cinque-tre”. Ogni anno, il 15 novembre, famiglie di tutto il Paese vestono i loro bambini con splendidi 着物 (kimono) e li conducono ai 神社 (じんじゃ, jinja) per ringraziare le divinità e augurare loro salute, crescita e felicità.

Questa festa ha origini antiche, risalenti al periodo Heian, quando le famiglie nobili organizzavano riti di passaggio per segnare le tappe fondamentali della crescita dei figli. Le età scelte non sono casuali: in Giappone, i numeri dispari sono considerati portafortuna. A tre anni i bambini possono lasciar crescere i capelli (髪置き, kamioki), a cinque i maschietti indossano per la prima volta l’袴 (はかま, hakama), simbolo di maturità, e a sette le bambine legano il loro kimono con il primo 帯 (おび, obi), segno di grazia e indipendenza.

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Il giorno del Shichi-Go-San è un piccolo grande Natale per i bambini giapponesi. Non esiste infatti nel calendario nipponico una festività dedicata ai doni e alle luci come il nostro Natale, ma in questa occasione i genitori riversano tutto l’amore e la riconoscenza verso i propri figli. È un giorno in cui i templi e i parchi si riempiono di risate, di colori vivaci, di profumo d’incenso e di 千歳飴 (ちとせあめ, chitose-ame), i lunghi bastoncini di zucchero bianco e rosso simbolo di longevità e fortuna.


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Durante questa giornata, è anche tradizione offrire piccoli doni portafortuna, legati alla simbologia della buona sorte e della crescita. Tra i regali più comuni si trovano le こけし (kokeshi), le bambole di legno dalle forme semplici e dai volti gentili che rappresentano la purezza e la protezione; le お福さん (Ofukusan), figure dal volto sorridente che incarnano la buona fortuna domestica; i 招き猫 (maneki neko), i celebri gatti che attirano la felicità e la prosperità con la zampina alzata; il piccolo eroe 金太郎 (Kintarō), simbolo di forza e coraggio infantile; e il minuscolo 一寸法師 (Issun-bōshi), l’“uomo alto un pollice” della fiaba giapponese che insegna il valore della determinazione e della speranza.Non mancano anche oggetti beneauguranti come il 達磨 (だるま, daruma), amuleto di perseveranza e realizzazione dei desideri, e raffinati 風呂敷 (ふろしき, furoshiki) o 手拭い (てぬぐい, tenugui) decorati con motivi stagionali, che avvolgono i regali in un gesto di rispetto e cura.


Dietro la dolcezza delle foto e dei sorrisi, c’è un messaggio profondo: i bambini sono il futuro del mondo. In un Paese come il Giappone, che invecchia rapidamente, questa festa diventa un’occasione per riflettere sul ciclo della vita, sul legame tra generazioni, sull’importanza di crescere esseri umani buoni, forti e consapevoli. I genitori pregano affinché i figli possano diventare adulti sani e saggi, capaci un giorno di prendersi cura non solo di loro, ma anche del pianeta.


In un’epoca in cui il mondo sembra smarrire il senso della tenerezza e della compassione, il 七五三 ci ricorda la necessità di coltivare la bontà innata dei bambini. Il sorriso innocente di una bambina con il suo kimono rosso, o la serietà composta di un bimbo in hakama davanti al torii di un santuario, parlano di un futuro ancora puro, pieno di speranza. È una promessa silenziosa: quella di trasmettere il bene, come un seme, da una generazione all’altra.


La festa di Shichi-Go-San, nella sua semplicità poetica, invita ognuno di noi a riscoprire il valore della crescita, della gratitudine e della gentilezza. Anche senza il luccichio delle nostre feste natalizie, in Giappone il 15 novembre brilla di una luce diversa — quella dei bambini, della vita che continua, del futuro che si prepara in silenzio tra le foglie d’autunno.

Perché, come dice un antico proverbio giapponese,子供は国の宝 (こどもはくにのたから) — i bambini sono il tesoro della nazione.

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Matane, alla prossima!

Con affetto, i Sakurini

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