LE MASCHERE GIAPPONESI 能面: altro che carnevale!
Aggiornamento: 23 giu 2022
Nell'articolo precedente abbiamo parlato di Setsubun, una ricorrenza che festeggia l'inizio di primavera, che per i giapponesi corrisponde ai primi giorni di febbraio. Spesso, anche se non prettamente affini, il Setsubun viene paragonato al carnevale.
Per noi, invece il carnevale è tradizionalmente una festa slegata dalla primavera ma abbiamo in comune l'utilizzo delle maschere.
Le maschere giapponesi sono ormai famose per via dei personaggi manga e anime che riprendono i demoni e i personaggi mitici della cultura nipponica. Ma sono anche l'emblema del teatro Noh.
Noh (能, Nō , derivato dalla parola giapponese per "abilità" o "talento") è una forma importante di danza/dramma classica giapponese che è stata rappresentata dal 14° secolo. Sviluppato da KanAmi e da suo figlio Zeami , è la più antica arte teatrale importante che viene rappresentata regolarmente ancora oggi.
Evolvendosi sotto il patrocinio dello shogunato divenne un passatempo esclusivo dei samurai. Nel periodo Tokugawa (1603 – 1868), ai cittadini comuni era vietato vederlo. Interpretato esclusivamente da attori maschi che indossano maschere ruota intorno a cinque categorie di rappresentazioni: opere teatrali su divinità, donne, follia, vendetta e demoni.
Eseguito su sfondi dipinti (pino Matsu su fondo oro) e con oggetti di scena minimi, presenta sontuosi costumi in broccato di seta e maschere di legno o ceramica squisitamente modellate. Le maschere sono progettate e realizzate con grande sottigliezza. L'aspetto drammatico è creato semplicemente dalle alterazioni di luce e ombra che cambiano mentre gli attori muovono la testa. Il ritmo è ipnoticamente lento, ma il movimento offre una grande potenza drammatica. Le maschere Noh sono modellate in ceramica come Otokomen e Ko Omote o scolpite da un unico pezzo di legno dipinto con pigmenti naturali. La maschera rappresenta l'età, il sesso e la posizione sociale di esseri umani come Okina o non umani come animali (la volpe Kitsune), demoni o creature divine come Susanoo no Mikoto o Obeshimi. Viene utilizzata per enfatizzare e stilizzare le espressioni facciali che sono accompagnate da un adeguato linguaggio del corpo e movimento al fine di stimolare l'immaginazione del pubblico.
In parallelo al teatro Noh si sviluppa il Kyogen, ovvero una forma di teatro tradizionale che rappresenta una sorta di intervallo e sollievo comico tra i solenni atti noh. Il kyogen è molto corto, quindi i costumi, le maschere e gli oggetti di scena sono semplici e minimali. La recitazione è esagerata, con un piglio di satira, e sebbene l'esibizione sia accompagnata dalla musica di flauto, tamburi e gong, l'enfasi principale è sul dialogo e sull'azione piuttosto che sulla musica o sulla danza. Qui abbiamo figure come Okame, Hyottoko (suo marito), Ebisu (uno dei sette dei della fortuna) e Tengu dal suo naso caratteristico. Personaggi utilizzati poi, anche nelle feste paesane Matsuri.
Questo mese abbiamo dedicato la vetrina alle maschere giapponesi inserendo anche la forma di teatro Kabuki 歌舞 伎, che combina musica, teatro e danza, spesso utilizzando costumi accurati e coreografie intense.
Il kabuki si sviluppò per opposizione alle tranquille tradizioni del teatro Noh, una forma di intrattenimento riservata principalmente alle classi superiori. Tradizionalmente, si ritiene che Izumo no Okuni abbia eseguito la prima rappresentazione kabuki sulle sponde prosciugate del fiume Kamo di Kyoto nel 1603. Come il Noh, tuttavia, nel tempo, il kabuki si è sviluppato come una forma d'arte, con l'importanza data a preservare l'integrità di alcune commedie, fino all'uso degli stessi costumi usati diversi secoli fa ma allargandosi al popolo. Ora è patrimonio dell'Unesco.
Oltre all'utilizzo delle maschere, qui è il trucco che rende intensa la figura del personaggio. Uno dei più famosi è la maschera di Kumadori raffigurato in tantissimi manga spesso associato al super eroe dall'aspetto inquietante.
Ogni personaggio, sia del teatro Noh che del Kabuki ha una precisa iconografia e significato. Scopriamoli insieme...
Mata ne, alla prossima pillola dal Giappone!
I Sakurini
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